giovedì 28 settembre 2017

SEGNALAZIONE: "Io ti vedo" di Sara Wood


Titolo: Io ti vedo
Autrice: Sara Wood
Editore: Leone Editore
Disponibile su AMAZON


“Prendi una valigia da ventitré chili e mettici tutta la tua vita dentro. Seleziona bene cosa è importante e cosa no. Porta solo ciò che è strettamente utile: il computer, i vestiti e tutti quei documenti che servono a provare che esisti; perché andrai in una nazione dove, della tua esistenza, non importa niente a nessuno. I ricordi e il tuo passato li devi lasciare indietro. Al massimo porta qualche foto,... per non dimenticare chi sei."

E‘ così che incomincia “Io ti Vedo”, un libro che parla di un fenomeno in crescita degli ultimi anni: l’emigrazione di giovani. Frutto della globalizzazione o di ribellione contro il crescente nepotismo, i giovani emigrano in Nord Europa, nel Medio Oriente e nel Sud Est Asiatico diventando “expat”, una comunità che raramente si integra nella nazione di arrivo e che pian piano perde il contatto con la nazione di origine. Una comunità di persone dimenticata.

Laura e Nicholas si sono separati dopo una breve ma intensa relazione  a Copenaghen. Lei è una giovane italiana laureata in ingegneria e adesso vive a Doha, in Qatar, dove sempre più sola si dedica intensamente al lavoro. Lui, invece, si è trasferito a Hong Kong e, oppresso dai rimorsi per il modo in cui si è lasciato con Laura, parte alla ricerca della ragazza. Attraverso il diario della sua ex fidanzata, Nicholas riuscirà a ricomporne l’esistenza: la vita da expat, i pregiudizi verso una donna in carriera, la solitudine e la depressione, gli sport estremi, l’amore per la natura, il contrasto tra le diverse culture.

SULL'AUTRICE:

"Sono un cervello in fuga. Sono emigrata dall’Italia circa 10 anni fa. Il lavoro ce l’avevo ma mi sentivo in gabbia e quello che facevo era lontano anni luce da quello che potevo e volevo fare. Il prima distacco dall’Italia è stato traumatico e la ripresa molto faticosa. Ma dopo il primo salto “nel vuoto”, i successivi sono stati più semplici. Ci si abitua a fare le valigie, dire addio al proprio appartamento, la città, gli amici, gli hobby e ricominciare da zero in un’altra nazione, un altro clima, un altro ambiente. L’abitudine a volte è l’unica arma che abbiamo per sopravvivere.
Ho abitato in Danimarca, poi Medio Oriente, Stati Uniti ora Inghilterra. Essere un cervello in fuga vuol dire essere un nomade, uno straniero perenne, un albero senza radici."



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